“Buongiorno Avvocato, convivo da tre anni con il mio compagno e vorrei finalmente coronare il sogno che avevo sin da bambino, sappiamo che possiamo unirci civilmente ma… il matrimonio?”
L’approvazione del matrimonio e delle adozioni per le coppie omosessuali da parte del Parlamento greco nel 15 febbraio scorso ha scatenato una serie di riflessioni anche in Italia che ad oggi rimane l’unico Paese occidentale a non prevedere il matrimonio egualitario.
La Grecia, come l’Italia, prevedeva solamente che le coppie omosessuali potessero unirsi civilmente ma non potessero contrarre matrimonio né tanto meno adottare.
La svolta per le coppie omosex era arrivata il 7 novembre 2013 a seguito della decisione della Grand Chambre, nel caso “Vallianatos and others v. Greece”.
La Corte giudicò la legge greca n. 3719/2008 sulle unioni civili in contrasto con gli articoli 14 (divieto di discriminazione) e con l’art. 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione Europea sui diritti umani.
Perché? Perché prevedeva le unioni civili solo per le coppie formate da persone di sesso diverso e non per le coppie omosessuali.
Anche l’Italia ebbe il suo bel da fare con la Corte EDU a seguito del caso “Oliari and others v. Italy.
Alcune coppie omosessuali, infatti, lamentavano l’impossibilità in Italia, non solo di potersi sposare ma proprio di contrarre comunque un’altra forma di unione palesando perciò ai loro danni una ragione di discriminazione in forza dell’orientamento sessuale, in violazione proprio dell’art. 8.
Ebbene i giudici di Strasburgo precisarono proprio questo: ogni Stato all’interno della UE era libero di disciplinare la materia matrimoniale ma la totale assenza di qualsiasi forma di riconoscimento e regolarizzazione delle convivenze delle coppie omosessuali non aveva alcuna giustificazione.
L’Italia aveva pertanto superato quel “margine di apprezzamento” riconosciuto agli Stati membri, cioè quel margine in cui la Corte “riconosce agli Stati libertà di azione e di manovra”.
Insomma, anche le coppie omosessuali necessitano di riconoscimento giuridico e di tutela della loro relazione.
Ecco che allora arriva nel 2016 la c.d. Legge Cirinnà, un passaggio certamente storico per l’Italia, in cui finalmente si riconoscevano diritti e doveri, personali e patrimoniali, tra gli uniti civili.
“Ma…il matrimonio?” chiede il nostro cliente.
In realtà, anche se le unioni civili rappresentano sicuramente un passo importante, esse non sono pienamente equiparate al matrimonio. Le coppie omosex in Italia ad esempio non possono adottare, nemmeno il figlio del partner, se non con una lunga procedura ammessa da tempo dalla giurisprudenza e che avevamo già analizzato Stepchild Adoption | “Si” del tribunale ad una coppia di omosessuali | Studiodonne.
Come detto, per la Corte Edu non si può imporre agli Stati membri di legiferare nel senso del riconoscimento del matrimonio egualitario.
Nello stesso senso anche la Corte di Cassazione n. 2400/2015 che così si esprime “è legittima la mancata estensione del regime matrimoniale (nella specie, della possibilità di pubblicazioni di matrimonio) alle unioni omo-affettive che non rientrano tra le ipotesi legislative di unione coniugale, in linea con quanto affermato dalle sentenze n. 138 del 2010 e n. 170 del 2014 della Corte Costituzionale, il cui approdo non è superato dalle decisioni della Corte di Strasburgo (…) che non impongono un’equiparazione, ancorché il sicuro rilievo costituzionale ex art. 2 di tali formazioni sociali, e del nucleo affettivo – relazionale che le caratterizza, comporta che queste unioni possano acquisire un grado di protezione e tutela”.
Insomma, pare che la spinta propulsiva debba arriva dal legislatore o, in caso di sordità, debba arrivare dai cittadini, magari tramite una proposta di legge in tal senso da sottoporre al Parlamento, previa raccolta di 50.000 firme.
In questi ultimi tempi si sta parlando anche di un referendum abrogativo della legge sulle unioni civili che sembrerebbe permetterebbe, tramite una complessa operazione di abrogazione chirurgica, di far rimanere in piedi quel tanto che basta per introdurre in Italia il matrimonio egualitario.
Staremo a vedere se la spinta della società civile riuscirà ad arrivare sino alle aule del nostro Parlamento.