Il conto corrente cointestato: quando si configura il reato di appropriazione indebita?

Buongiorno Avvocato, mi sto separando da mio marito ed abbiamo un conto cointestato, è possibile che lui ritiri tutti i soldi? Cosa devo fare?

È una situazione piuttosto comune quella di aprire un conto cointestato all’interno delle famiglie (vuoi altri approfondimenti sui conti cointestati? Leggi anche – https://studiodonne.it/2023/05/09/la-moglie-puo-sempre-prelevare-il-50-delle-somme-dal-conto-cointestato-con-il-marito/ )ed una delle domande più comuni che ci si pone è quella di: cosa succede al conto cointestato nel momento in cui ci si separa? Come si dividono i soldi sul conto?

Genericamente le somme rimaste su un conto cointestato vengono, in caso di separazione, ridivise al 50% tra i due coniugi, salvo alcune eccezioni. Nel caso, infatti, in cui il conto, pure se cointestato, fosse alimentato solamente dal lavoro di uno dei due coniugi (e quindi è solo uno dei due a versarvi denaro all’interno) ed utilizzato dall’altra parte solamente per far fronte alle spese familiari, allora le somme all’interno rimarranno solamente del coniuge che vi ha attivamente contribuito.

E nel caso in cui entrambi i coniugi contribuiscano ad alimentare il conto ed uno dei due prelevi l’intero ammontare?

È bene ribadire che, in caso di conto con firma congiunta (sarà dunque necessaria la firma di entrambi i coniugi per compiere ogni tipo di operazione straordinaria), il prelievo indebito dell’intero ammontare non potrà ovviamente verificarsi, mentre in caso di firma disgiunta, sarà possibile che si configuri il reato di appropriazione indebita, infatti: “è configurabile il delitto di appropriazione indebita a carico del cointestatario di un conto corrente bancario, il quale, pur se con la facoltà a compiere operazioni separatamente, disponga in proprio favore, senza il consenso (espresso o tacito) degli altri cointestatari, della somma in deposito in misura eccedente la quota da considerarsi di sua pertinenza”. Qualora, infatti, ci sia la concreta possibilità che una delle due parti in causa si appropri indebitamente delle somme presenti all’interno di un conto cointestato, si potrà chiedere al Tribunale di procedere al sequestro delle somme in via cautelare.

Un’ultima domanda avvocato, se io e mio marito non siamo separati e non abbiamo un conto cointestato, ma lui dispone di una incondizionata delega ad operare sul mio conto, è possibile che sequestrino i miei soldi se lui dovesse incorrere in problemi legali?

È questo il caso in cui è intervenuta la Cassazione Penale con la sentenza n. 34551 dell’8 Agosto 2023. Nello specifico il Tribunale di Bergamo ha respinto l’appello cautelare presentato da M. C. riguardo alla restituzione di somme depositate su conti correnti a suo nome, che erano stati sottoposti a sequestro a causa di un decreto preventivo di confisca emesso nei confronti del marito per un presunto reato tributario. M. C. ricorre in Cassazione sottolineando di trovarsi in un regime di separazione patrimoniale e negando categoricamente di aver autorizzato il marito a disporre delle somme depositate sui suoi conti correnti. Sebbene sia indiscusso che il marito abbia effettuato depositi su tali conti derivanti dalle attività della società di cui era amministratore e in relazione alla quale era stato accusato di reato tributario, la ricorrente specifica che i suddetti conti erano utilizzati per le spese ordinarie legate alla gestione della famiglia.

La Cassazione rigetta il ricorso sottolineando come: “l’indagato ha utilizzato uti dominus i conti correnti in questione, sia attingendo alle somme depositate (come ammesso dalla stessa appellante), sia effettuando sui medesimi versamenti o disposizioni di pagamento in assenza di qualsivoglia rapporto gestorio ascrivibile alla tipologia del mandato” e sottolineando, come nel corso degli anni precedenti i conti fossero stati alimentati tramite versamenti (sia in contanti che tramite le società) per importi anche superiori a quelli posti sotto sequestro).

Risulta dunque evidente come, nonostante la mancanza di un conto cointestato a livello giuridico, nel pratico venisse utilizzato come se lo fosse e come derivi dunque il sequestro delle somme.

 

 

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