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LO STEALTHING: VIA I DISPOSITIVI DI PROFILASSI SENZA CONSENSO

Missiaggia: forma di violenza nelle relazioni private

L’Avvocato risponde

In molti paesi viene considerata reato. La pratica – sempre più diffusa – dello stealthing (lett. furtivo) è entrata rapidamente nell’elencazione degli atti di violenza sessuale. Si tratta dell’azione di sfilarsi di nascosto il preservativo durante un rapporto sessuale all’insaputa dell’altra persona, o, comunque, senza aver ricevuto il consenso.

Sul web sono addirittura presenti, diverse community in cui vengono scambiati suggerimenti su come rimuovere il preservativo o romperlo senza che l’altra persona ne abbia la percezione.

“Il partner non può opporre resistenza perché non è consapevole di quello che sta succedendo” – spiega l’Avv. Maria Luisa Missiaggia – “la domanda, che ha interessato diversi paesi che si sono occupati del fenomeno, è se si possa parlare di violenza sessuale. Il partner, infatti, non ha prestato il consenso acché il rapporto venga consumato con quelle modalità”.

NORMATIVE NEL MONDO

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Reato punibile con la reclusione in Spagna in quanto reato equiparato alla violenza sessuale. Un caso accaduto di recente ha previsto una pena pari a quattro anni reclusione. Diversa l’azione del giudice in Olanda dove – seppur sia stata riconosciuta la violenza sessuale – l’uomo ritenuto colpevole è stato condannato a risarcire la vittima. Lo stealthing viene valutato come illecito civile in California: ciò prevede la possibilità alle vittime di richiedere un risarcimento.

LO STEALTHIN IN ITALIA

“Alcuni giuristi italiani ritengono lo stealthing una violenza sessuale, che punisce chiunque con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringe taluno a compiere o a subire atti sessuali” – chiarisce Missiaggia – Questo perché il consenso deve permanere durante l’intero corso del compimento dell’atto sessuale, come ha ribadito più volte la stessa Corte di Cassazione. Va da sé che il dissenso sulla modalità del rapporto potrebbe integrare l’illiceità dell’atto sessuale. In ogni caso risulta molto difficile dimostrare come e perché si sia rotto un preservativo. Incidente o atto compiuto di proposito? il dibattito resta aperto.”

MOTIVAZIONI DEL GESTO

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“Non c’è mai una sola motivazione, ammesso che si possa giustificare una simile pratica e di certo non si può” –conclude l’Avv. Missiaggia – “nelle community online è molto facile fare squadra e auto-assolversi. Il gruppo, in qualche modo,  fa sentire protetti ed uno scudo degli altri può far uscire il peggio. Ciò si ravvisa, in particolar modo, se ci riferiamo a persone non risolte emotivamente o con che abbiano problemi di relazioni verso il sesso femminile.

“Importante la prevenzione per contrastare questa pratica. Incontrerò presto alcune classi di un liceo romano proprio per parlare di consenso e rispetto reciproco nelle relazioni affettive e sessuali”.

 

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