PROCESSO MEDIATICO: VIDEO VIRALE DEL SUV CHE INVESTE UN RAPINATORE A VIAREGGIO.

MISSIAGGIA: RISCHI DELLA NORMALIZZAZIONE DELLA VIOLENZA

Media e social media: gogne moderne. Il fatto avvenuto a Viareggio a fine settembre ne è l’ultima conferma. Trasmesso in tv, postato – e ri-postato – su tutte le piattaforme social media, il video del suv che investe una persona ripreso da telecamere esterne a Viareggio è diventato in poche ore virale. Un documento che vuole essere “probatorio” senza ombra di dubbio, seppur non appaiano chiare dinamiche dell’investimento di un uomo, presunto rapinatore, che poco prima di quella registrazione avrebbe scippato una la donna alla guida dell’auto di grossa cilindrata nel centro della cittadina della riviera toscana.

“I social sembrano aver già emesso il loro verdetto” – commenta l’Avv. Maria Luisa Missiaggia, titolare dello Studio legale Missiaggia & Partners – “è una vicenda tragica sotto molti aspetti. Il video è stato acquisito dalla polizia giudiziaria per essere visionato. Quello che mi colpisce, è la facilità con cui questi video, coperti da segreto investigativo, escano dalle stanze delle Procure o, comunque, vengano acquisiti dai media per altre. Una situazione che, in generale, rischia di compromettere la posizione non solo dell’indagato, ma, anche della persona offesa. Il sentimento popolare non dovrebbe mai influenzare, né mettere pressione a chi sta indagando”.

Oltre alla compromissione delle indagini, vi è il rischio che il video in questione diffuso nei vari canali di informazione possa normalizzare la violenza?

“Ho letto molti commenti sui social che empatizzavano con la signora, altri che la condannavano” – spiega l’Avv. Missiaggia – “la vicenda è tragica sotto molti punti di vista, per il tema sicurezza, visto che la donna era stata rapinata e per il tema di pubblicazione del video. Che è il vero tema. Pubblicare un video senza che vi sia stata una perizia sullo stesso, in costanza di indagini e senza una sentenza può diventare pericolo. Condannare o assolvere una persona sul web compromette senz’altro la formula di “presunzione di innocenza”.

Vi è anche il rischio di emulazione?

“Partiamo poi da un dato di fatto: i tempi della giustizia sono molto lunghi. Senza stare ad indagarne sul motivo, questa circostanza genera sfiducia da parte dei cittadini ed un senso di impotenza e frustrazione. Quel video lo hanno visto tutti, probabilmente anche dei minori. Il generale senso di sfiducia porta ad empatizzare con una signora alla quale è stata appena rubata la borsetta, immedesimandosi nella sua rabbia. Una condizione molto pericolosa perché la rabbia – reazione che posso comprendere – non può giustificare una azione sproporzionata all’offesa subita, quella del web.”

La legittima difesa esclude la punibilità ed è disciplinata dall’art 52 c.p.

Secondo la norma la difesa deve essere sempre proporzionata all’offesa subita. Il pericolo che ha costretto la persona a difendersi deve essere attuale.

“Difficile, in questo caso, invocare la legittima difesa” – continua l’Avv. Missiaggia – “l’uomo aveva già commesso il furto, stava camminando su un marciapiede. Per la signora non vi era la necessità attuale di difendersi.”

Cosa rischia l’imprenditrice di Viareggio?

“Non ho letto le carte e non ritengo che da un video, peraltro molto scuro si possa già emettere una sentenza” – chiosa l’Avv. Missiaggia – “io stessa ho fatto fatica a capire l’esatta dinamica. D’altronde, il principio cardine del nostro diritto penale è la presunzione di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva. Non mi è piaciuto come i media abbiano gestito la vicenda. Come sempre accade, sono stati resi pubblici dati sensibili, non solo della signora, ma anche dei suoi familiari. Una morbosità eccessiva da evitare sempre, per la tutela di tutti”.

Lo Studio legale Missiaggia & Partners con sede in Via Veneto, 169 a Roma studia approfondisce e risolve con successo i casi scegliendo la strategia più efficace grazie all’esperienza e alla professionalità.

 

 

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