L’avvocato risponde
Missiaggia: soluzioni basate sui principi del diritto
Animali domestici oggetto del contendere. In tema di separazioni e divorzi, una situazione sempre più ricorrente e di rilevanza giuridica è l’affidamento degli animali domestici considerati non più semplici beni mobili, ma veri e propri membri della famiglia.
L’assenza di una specifica disciplina sull’affidamento di cani, gatti o altri animali domestici in caso di separazione ha portato la Giurisprudenza ad intervenire per creare soluzioni basate su principi generali del diritto.
“Pur essendo giuridicamente considerati beni” – spiega l’avvocato Maria Luisa Missiaggia titolare dello Studio Legale Missiaggia di Roma – “gli animali d’affezione vengono considerati parte integrante del nucleo familiare. Ciò ha generato la necessità di tutelare il loro benessere anche in situazioni di conflitto familiare, come nel caso delle separazioni”.
Quali sono le regole?
Due le situazioni distinte dalla Giurisprudenza: la separazione consensuale e quella giudiziale.
Nel caso di separazione consensuale le parti hanno la facoltà di regolare l’affidamento degli animali domestici tramite accordi volontari. In tali circostanze, il giudice è tenuto a omologare l’accordo raggiunto, purché non contrasti con norme imperative o con l’ordine pubblico.
“Un esempio rilevante” – ricorda l’avvocato Missiaggia – “è rappresentato da una sentenza del Tribunale di Modena che ha omologato un accordo di separazione consensuale nel quale si prevedeva che il cane di famiglia restasse con il genitore convivente con i figli con un contributo economico da parte dell’altro coniuge per il mantenimento dell’animale”.
Diversamente, nel caso di separazione giudiziale, il giudice non è obbligato a decidere sull’affidamento degli animali domestici. Se le parti non trovano un accordo, il tribunale non può, di sua iniziativa, stabilire con chi debbano restare gli animali.
E in presenza di minori?
“Il giudice può prendere in considerazione la questione dell’affidamento degli animali in presenza di minori particolarmente legati all’animale” – precisa l’avvocato – “In tali casi, il giudice, nell’interesse superiore del minore, potrebbe stabilire che l’animale resti con il genitore affidatario dei figli, come indicato dall’art. 337-ter del Codice civile, che tutela il benessere morale e materiale del minore”.
E’ determinante il comportamento verso l’animale?
Sulle questioni civili inerenti l’affidamento è opportuno considerare anche la responsabilità penale in caso di maltrattamento degli animali o di abbandono in caso di separazione.
“Un esempio significativo è la sentenza del Tribunale di Sassari del 2021” – rileva Missiaggia – “in cui un imputato è stato condannato per aver legato il cane della ex moglie a una ringhiera sotto il sole, senza accertarsi che la stessa potesse andare a prenderlo ed esponendolo a sofferenze tali da configurare il reato di maltrattamento di animali ai sensi dell’art. 727 del Codice penale. La Corte ha ritenuto che la condotta, pur non intenzionalmente crudele, avesse causato sofferenze gravi all’animale, configurando così un comportamento colposo meritevole di sanzione. La pronuncia sottolinea l’importanza di considerare il benessere degli animali non solo in termini affettivi, ma anche sotto il profilo del rispetto delle normative penali che vietano l’abbandono e il maltrattamento”.
Esistono nuove soluzioni?
In assenza di una normativa specifica, la Giurisprudenza italiana sta elaborando soluzioni che tengono conto del legame affettivo e delle esigenze di benessere degli animali domestici.
Le decisioni dei tribunali dimostrano una crescente attenzione verso la tutela degli animali nei casi di separazione e divorzio, cercando di bilanciare i diritti e i doveri dei coniugi con l’interesse degli animali stessi.
Lo Studio Missiaggia si occupa di problemi legati alla famiglia e fornisce supporto in tema di separazioni e divorzi tramite consulenza legale online.
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