In Perù è stata recentemente redatta una sentenza con l’ausilio dell’intelligenza artificiale per calcolare il contributo di ciascun genitore per il mantenimento della figlia minore.
In America Latina si sta diffondendo l’uso del programma OpenAI ChatGPT come strumento di elaborazione di decisioni giudiziarie. Dopo una prima esperienza in Colombia, nel giugno 2023, un giudice peruviano ha fatto notizia per aver utilizzato il noto software per calcolare l’assegno di mantenimento a favore del figlio minore.
Un provvedimento, dunque, rivoluzionario: in una causa fra ex coniugi, è l’intelligenza artificiale a stabilire il mantenimento che il padre deve versare al figlio minore.
Questo innovativo provvedimento della Corte Superiore di Giustizia di Lima ha, però, sollevato una serie di questioni riguardo l’interazione tra la tecnologia ed il diritto.
L’uso di ChatGPT ha sicuramente segnato un momento significativo per il sistema giudiziario peruviano e potenzialmente potrebbe farlo anche a livello globale.
L’interesse per questo caso è molto elevato, perché rappresenta una finestra sul futuro delle pratiche legali.
Il fatto
Il caso era quello di un uomo che presentava appello contro la sentenza del Tribunale. Il Giudice d’appello dichiarava parzialmente fondata la domanda e stabiliva il mantenimento a favore del figlio minore pari al 20% del reddito mensile del convenuto, compresi bonus, gratifiche e altri benefici di natura remunerativa.
Nella fattispecie, il giudice utilizzava nel processo il sistema di intelligenza artificiale come strumento di calcolo/liquidazione dell’assegno di mantenimento, andando con esso ad analizzare i dati relativi ai redditi dei genitori del minore.
La decisione del Giudice di affidarsi all’IA per determinare in modo equo l’assegno di mantenimento è stata una scelta innovativa, perché ChatGPT ha suggerito al giudice di applicare una specifica percentuale al reddito del genitore tenuto al contributo.
La risposta fornita dal sistema ha, in sostanza, convalidato la decisione che già era stata presa dal Tribunale, confermando in capo al padre del bambino l’obbligo del mantenimento nella misura del 20% delle sue entrate, che erano costituite dallo stipendio mensile di ufficiale dell’esercito.
Per capire la portata dell’intervento dell’AI nella stesura della sentenza, il punto di partenza è l’analisi della normativa peruviana di riferimento.
L’art. 481 del Codice civile peruviano (“Criteri per la fissazione degli alimenti”), infatti, stabilisce che: “Gli alimenti sono regolati dal giudice in proporzione alle esigenze della persona che li richiede e alle possibilità della persona che deve darli, tenendo conto anche delle circostanze personali di entrambi, in particolare delle obbligazioni a cui è soggetto il debitore. Il giudice considera come contributo economico il lavoro domestico non retribuito svolto da uno qualsiasi dei debitori per la cura e lo sviluppo dell’alimentatore, in conformità con le disposizioni del paragrafo precedente. Non è necessario indagare rigorosamente sull’ammontare del reddito di colui che deve fornire cibo”.
Secondo quanto riportato nella sentenza, infatti, “Le spese necessarie per soddisfare i bisogni dei figli devono corrispondere alle disponibilità economiche e alle condizioni personali dei genitori. Il carattere congiunto dell’obbligo di mantenimento dei genitori non significa che entrambi debbano rispondere in proporzioni uguali per coprire il costo totale del mantenimento. A tal fine, il contributo di ciascun genitore deve essere fissato in proporzione ai propri mezzi finanziari e alla propria situazione personale”.
Dunque, con l’assistenza dell’intelligenza artificiale è stato possibile applicare la tecnica della proporzione matematica per stabilire qual è il contributo che spetta a ciascun genitore, in base al proprio reddito, per far fronte alle spese di mantenimento della prole.
L’utilizzo di ChatGPT in un processo segna sicuramente un punto di svolta significativo e apre una serie di interrogativi e riflessioni da parte dei giuristi: il provvedimento peruviano, infatti, ha sollevato dibattiti sull’impatto dell’intelligenza artificiale nella giustizia, sollecitando considerazioni sia positive che negative.
Gli entusiasti vedono questa evoluzione come un passo avanti verso un sistema giudiziario sempre più efficiente e innovativo, meno soggetto ad errori umani, mentre i critici esprimono preoccupazioni riguardo la privacy, la sicurezza dei dati e un’interpretazione troppo meccanica delle leggi, andando così ad inficiare sul fattore umano e sociale delle decisioni del giudice.
Infatti, in questo contesto è importante comprendere in che modo l’IA possa assistere il giudice nelle decisioni, poiché essa, suggerendo soluzioni al giudice, potrebbe finire per sostituirsi alle sue autonome e discrezionali decisioni.
L’utilizzo di ChatGPT, quindi, può risultare corretto e di supporto all’attività decisionale: nel caso in esame, il giudice ha delegato al sistema di effettuare un calcolo, attività questa che rientra nell’assistenza alla redazione della decisione finale del giudice.
Occorre, quindi, chiedersi se la soluzione seguita dal giudice peruviano possa essere presa ad esempio anche da altri ordinamenti e possa essere, oltre che innovativa, anche in linea con i principi fondamentali del diritto processuale.
Inoltre, bisognerebbe comprendere se l’intelligenza artificiale possa essere solo di ausilio oppure si potrebbe utilizzare nel processo, purché la decisione spetti inderogabilmente al giudice, in quanto essere umano. Nel caso in esame, l’IA ha sostituito lo sforzo intellettivo umano, grazie alle capacità innovative del sistema.
Questo caso ha, inoltre, acceso un dibattito sui tempi della giustizia: l’intelligenza artificiale, infatti, secondo alcuni andrebbe a ridurre i tempi dei processi, che altrimenti richiederebbero ore di lavoro umano, che così potrebbero essere portati a termine in breve tempo, riducendo i costi della giustizia.
Come ogni tecnologia, nonostante gli evidenti vantaggi, anche questa presenta alcune limitazioni e può avere implicazioni negative. Infatti, a livello professionale rischia di sminuire il lavoro umano o rischia di spingere gli operatori del diritto, come in questo caso, a non sforzarsi nel produrre calcoli ma ad affidarsi alla tecnologia che lo faccia per loro.
Dunque, l’uso crescente dell’intelligenza artificiale nelle aule di Tribunale sta rivoluzionando il modo in cui le decisioni giudiziarie vengono prese ed il recente caso in Perù dimostra questa evoluzione.
E’ innegabile che l’avvento di ChatGPT, qualora dovesse espandersi a livello globale nelle pratiche legali, apporterà un significativo cambiamento nel sistema della giustizia, rivoluzionando il mondo del diritto ed il lavoro dei giudici, ma non potrà mai sostituirsi alle intuizioni del giudice essere umano.
Potrà, dunque, questo caso essere considerato un precedente per l’utilizzo, da parte dei giudici, dell’intelligenza artificiale per elaborare la motivazione di una sentenza?
Corte Superior de Justicia de Lima Sur, 27.3.2023