Sì all’assegno divorzile se mancano le risorse economiche

Salve avvocato, io e mio marito stiamo divorziando dopo vent’anni di matrimonio, io mi sono sempre dedicata alla cura della famiglia e della casa ed ho rinunciato alla mia carriera per farlo. Posso ricevere qualcosa in sede di divorzio? Avrò diritto ad un assegno divorzile?

assegno divorzile

L’assegno divorzile è una delle questioni più dibattute a livello giuridico, con alle spalle una Giurisprudenza che, nel tempo, ha profondamente modificato le sue convinzioni ed orientamenti. Come principio, alla base dell’istituto dell’assegno divorzile, dovrebbe esserci l’equità ed in questa prospettiva dovrebbe essere concesso quando mancano le risorse economiche per garantire, ad uno dei coniugi, una transizione adeguata da una vita coniugale a una singola.

Che cos’è l’assegno divorzile?

L’assegno divorzile (art. 5 l. n. 898/1970) consiste nell’obbligo da parte di uno dei due coniugi di versare periodicamente oppure in un’unica soluzione una somma come contributo economico a seguito della pronuncia di divorzio (se vuoi saperne di più sull’assegno divorzile leggi anche: https://studiodonne.it/2021/08/26/la-natura-dellassegno-divorzile/ ).

L’evoluzione della Giurisprudenza in merito è passata prima dal ritenerlo uno strumento fondamentale per mantenere il criterio del “tenore di vita” che si aveva nel corso del matrimonio, in questo caso il coniuge più “debole economicamente” avrebbe dovuto ricevere un aiuto economico dall’altro proprio per la necessità di mantenere tale tenore di vita avuto in costanza di matrimonio. Nel 2017 con la sentenza Grilli (n. 11504/2017) viene abbandonato il criterio del tenore di vita e con la sentenza 11790 del 2021 si sancisce che: “l’assegno divorzile in favore dell’ex coniuge ha natura assistenziale, ma anche perequativo-compensativa, discendente direttamente dal principio costituzionale di solidarietà, che conduce al riconoscimento di un contributo volto non a conseguire l’autosufficienza economica del richiedente sulla base di un parametro astratto, bensì un livello reddituale adeguato al contributo fornito nella vita familiare in concreto, tenendo conto in particolare delle aspettative professionali sacrificate, fermo restando che la funzione equilibratrice non è finalizzata alla ricostituzione del tenore di vita endoconiugale, ma al riconoscimento del ruolo e del contributo fornito dall’ex coniuge economicamente più debole alla formazione del patrimonio della famiglia e di quello personale degli ex coniugi”.

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Risulta, dunque, fondamentale la necessità di riconoscere il lavoro non retribuito svolto durante il matrimonio.

Spesso, uno dei coniugi può aver rinunciato a una carriera o a opportunità professionali per prendersi cura della famiglia o sostenere la carriera dell’altro coniuge. Questo sacrificio, se non adeguatamente compensato dopo il divorzio, potrebbe causare un grave squilibrio economico tra le parti. L’assegno divorzile può contribuire a mitigare questa disparità e a riconoscere il valore del contributo non retribuito.

In conclusione, l’assegno divorzile dovrebbe essere concesso quando mancano le risorse economiche per garantire una transizione adeguata da una vita coniugale ad una singola. Questa misura dovrebbe essere basata su principi di equità, riconoscimento del lavoro non retribuito e solidarietà. Tuttavia, è essenziale che sia determinato in modo equo e basato su parametri obiettivi come la capacità contributiva, i redditi e le disponibilità patrimoniali di entrambi i coniugi e la capacità lavorativa del coniuge richiedente.

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