A cura dell’Avv. Maria Luisa Missiaggia e dell’Avv. Maria Giulia Fenoaltea
Il mio ex compagno parla malissimo di me davanti a mia figlia, utilizzando anche termini volgari e screditandomi come madre e come donna, cosa posso fare?
Vi racconto un caso che sto seguendo, che mi ha molto colpita, poiché conoscendo la signora, ho subito capito la violenza che stava subendo.
In questa vicenda la nostra cliente ha avuto una breve relazione sentimentale con un uomo dalla quale è nata una bambina.
La relazione si è subito incrinata a causa del morboso rapporto dell’uomo con la di lui madre, nonna della minore.
La nonna, infatti, si è imposta nella vita della piccola, pretendendo di essere l’unica figura di riferimento della stessa e questo evento si è rivelato molto pregiudizievole per la bambina.
La nostra assistita si è accorta solo successivamente che la bambina era stata influenzata negativamente dalla nonna e dal padre, i quali la ricoprivano di ansie e distruggevano la figura materna in ogni modo possibile.
Quando la piccola tornava a casa dalla mamma, dopo aver trascorso il pomeriggio a casa del padre, sembrava aver paura di tutto e trattava male la mamma usando parole molto gravi e sicuramente non adatte ad una bambina in tenera età.
Successivamente, terminata la convivenza, l’ex compagno, spinto dalla di lui madre (nonna della bambina), chiedeva al giudice l’affidamento esclusivo della bambina. Nello specifico il padre ha descritto nel ricorso al giudice una realtà completamente distorta, dipingendo la madre quale figura assente nella vita della bambina, ed incapace di occuparsene.
Era tutto falso, la signora è una madre amorevole, che seppur lavorando, ha sempre sacrificato ogni cosa per sua figlia.
La sindrome del padre malevolo esiste?
Parliamo sempre di madre malevola, che scredita la figura paterna agli occhi dei figli, ma può accadere il contrario?
Certamente, i padri malevoli esistono, e la lotta per la conquista del figlio alle volte viene iniziata proprio dai padri.
I figli diventano dei trofei durante il processo di separazione o divorzio, per questo vengono manipolati (anche dai padri) per ottenere vantaggi di tipo economico – patrimoniali.
Questi atti manipolatori si traducono anche nella paura dei padri di non essere più amati, qualora i figli vengano collocati prevalentemente presso l’abitazione materna. Ed è proprio per questo motivo che i padri, sentendosi “più deboli” processualmente, sempre più spesso tendono a parlare male della madre, sfogano in tal modo, i propri sentimenti di dolore, frustrazione e sofferenza.
Come bisogna difendersi in questi casi? come si dimostra la verità dei fatti?
In casi come questi, il giudice dispone sempre una perizia psicologica genitoriale e sulla minore.
Gli esperti del settore comprendono quando una minore viene influenzata negativamente da un genitore e quando viene coartata la volontà di una bambina.
L’opera di demolizione della figura materna viene infatti, riscontrata attraverso l’eccessiva ostilità dei figli nei confronti della madre, non giustificata.
Cosa rischia il padre malevolo, che distrugge la figura materna agli occhi della prole?
La Cassazione ha affrontato casi simili a quello narrato, risolvendoli con sentenze molto severe.
A titolo di esempio, una famosa sentenza della Cassazione Civile dell’8 marzo n. 5847 ha negato il diritto del padre all’affidamento congiunto dei figli, ed anche il diritto di vederli fino alla conclusione del percorso psicologico di riabilitazione della figura materna, al quale sono stati costretti i due minori protagonisti di questo caso.
Inoltre, in questo specifico caso la Cassazione ha ritenuto legittima anche la negazione dell’audizione dei figli: come si può far fede alle dichiarazioni di due minori che hanno subito una evidente alienazione parentale?
In conclusione, per rispondere alla domanda iniziale, l’unica cosa da fare è dimostrare il comportamento anti-genitoriale del padre, affidandosi ad avvocati e psicologi esperti del settore, che chiedono al giudice l’affidamento esclusivo del minore ed il temporaneo allontanamento del genitore alienante, per evitare che continui ad influenzare negativamente il minore.