A cura dell’Avvocato Maria Luisa Missiaggia
I fatti accaduti nella terrazza di Genovese, dimostrano dove può arrivare la violenza e come una donna può sottovalutare situazioni pericolose.
Il profilo della persona violenta deve essere noto e comunicato alle vittime che troppo spesso sottovalutano i segnali e gli ambienti dove la violenza si può esprimere.
La violenza è trasversale e non appartiene solo al disagio ambientale o alla povertà economica.
Lo confermano i fatti accaduti nella Terrazza sentimentale dell’imprenditore Alberto Genovese, arrestato con l’accusa di aver drogato, stuprato e sequestrato una ragazza, nella terrazza dove il re del web appoggiato da una pletora di yes men, compiva ripetutamente atti di vessazione e maltrattamenti nonché violenze alle donne, protetto da buttafuori che controllavano la porta.
Trattata come pezza, drogata dalla chetamina e poi stuprata più volte, la coraggiosa ragazza che è riuscita a denunciare, dimostra come la stessa fosse ignara che ambienti cosi compromessi dalla droga potessero portare con sé anche violenze inaudite.
Quello che mi ha sconvolto di più, è leggere da Genovese “non credo di aver fatto nulla di grave, di illegale”.
Ebbene, il profilo del violento è privo di empatia e rispetto per il prossimo e per la donna.
E questo le donne lo devono sapere!
La violenza sulle donne è purtroppo e da diversi anni un fenomeno che, nelle statistiche e nella realtà dei fatti, si presenta sempre più in modo drammatico e complesso.
La cronaca quotidiana è tristemente nota per il numero esorbitante di episodi in cui, uomini anche molto in vista, economicamente e socialmente inseriti, re del web e della cronaca si rendono esecutori di sevizie, maltrattamenti, veri e propri soprusi a danni di giovani donne, mogli o compagne.
Lo stesso Presidente Mattarella, parlando del fenomeno, lo ha definito come vera e propria “emergenza pubblica” che, come tale, esige azioni decise e rigorose in grado, se non di fermare, almeno di arginare la sequenza impressionante dei reati di questa natura.
COSA DICE LA LEGGE?
Dal punto di vista normativo la Legge di riferimento che detta norme in materia di violenza domestica e di genere è la n.69 del 19 Luglio 2019. Un provvedimento tanto atteso quanto necessario, dopo l’escalation dei casi di femminicidio dello scorso anno consumati tra le mura domestiche, che prevede di velocizzare i tempi giudiziari, di inasprire le pene e, con l’art.17, il cosiddetto Codice Rosso, disciplinare tra le varie cose anche il trattamento psicologico ai condannati per reati sessuali e persecutori contro i familiari o conviventi”.
I 12 PASSI CON STUDIODONNE ONLUS PER LA CURA DELLA VIOLENZA.
Può esserci una strada che è quella della cura per il violento.
Il programma dei 12 passi abbracciato da Studiodonne Onlus è una possibile soluzione ed offre un programma spirituale anche per la famiglia del violento, moglie, compagna e figli ed anche genitori dello stesso quando ci sono.
Protezione delle vittime da un lato, cura dei “carnefici” dall’altro.
“Con Studiodonne Onlus ci occupiamo delle questioni di violenza di genere a trecentosessanta gradi, indirizzando i nostri sforzi nella tutela dei diritti delle vittime, promuovendo e sensibilizzando l’attenzione pubblica su queste delicate questioni: la prima forma di prevenzione è infatti la consapevolezza di determinate dinamiche, di comprendere che ci possono essere forme di amore deviante, di attaccamento morboso e di stalking psicologico, capaci di trasformarsi in odio e addirittura in tragedia.
Oltre l’invito a fare rete, a denunciare i propri persecutori ed essere tutelate dalla legge, un aspetto essenziale riguarda la figura del “carnefice” che, nonostante tutto, ha la possibilità di curarsi secondo il Codice Rosso attraverso programmi specifici e trattamenti integrati di tipo psicologico, sociale, pedagogico, psichiatrico e di criminologia clinica.
Perché la lotta contro la violenza possa essere vinta serve anche avere un sistema che preveda la “cura” del reo.
Tra i tanti dati che annualmente testano il polso dei crimini di violenza sulle donne uno è significativo: almeno il 40% torna nuovamente a abusare e a rendersi colpevole di violenza se non viene curato.
Attraverso il metodo dei dodici passi, applicato in casi di dipendenza come la ludopatia, l’alcol e le droghe riusciamo a ri-educare anche gli uomini violenti, così come già accade in diversi Paesi del mondo.
Si tratta di un percorso che punta alla ricostruzione della persona e sul controllo costruttivo delle sue emozioni, con la consapevolezza che la struttura umana è rappresentata simbolicamente in tre dimensioni: fisica, mentale e spirituale.
Un intero staff di alto livello ed un approccio multidisciplinare: queste le “armi” a disposizione della nostra Onlus con sede a Roma, in Via Vittorio Veneto 169 che sta lavorando perché la lotta contro la violenza di genere e sulle donne in particolare modo possa trovare finalmente e definitivamente una battuta d’arresto.