Tra diritto alla libertà e diritto alla salute

In questi giorni di estrema emergenza sanitaria in Italia si è arrivati a qualcosa a cui mai si sarebbe pensato. Siamo arrivati fino alla compressione dei diritti costituzionalmente garantiti in nome di quello che, probabilmente, è il più importante di tutti: il diritto alla salute. La pandemia dichiarata dall’OMS in merito al COVID-19 (Coronavirus) ed il crescente degenerare della situazione Italiana ha portato all’emanazione di misure di sicurezza straordinarie che hanno portato a delle limitazioni in un diverso contesto inammissibili.

La predetta inammissibilità è sancita all’art. 16 della Costituzione, fatte salve le limitazioni per motivi di sanità e sicurezza: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche. Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge”. È quindi fondamentale la limitazione nel tempo di queste misure e che siano adottate solamente al fine di uscire dall’emergenza sanitaria e per tutelare la popolazione.

Può effettivamente la situazione migliorare?

Le misure di sicurezza prese dal governo italiano sono talmente drastiche che senza dubbio sortiranno degli effetti importanti in materia di riduzione del contagio, effetti che inizieranno a vedersi non prima di un paio di settimane dall’emanazione di tali misure però. Ma quello che molti si chiedono è: “Perché noi siamo in questa situazione e gli altri stati no? Perché lì non c’è ancora nulla di chiuso?”. La risposta è chiara: fino a quando non ti trovi effettivamente di fronte al problema e non ci “sbatti la faccia”, allora tenderai sempre a sottovalutarlo. Gli altri Stati, magari, vedendo la condizione italiana prenderanno anticipatamente delle misure, ma sempre in maniera progressiva rispetto al contagio e quindi probabilmente, sempre in maniera tardiva, tenuto conto che lo stesso si manifesta nei 15 giorni successivi. La domanda a cui è difficile dare risposta è proprio: “Quanto durerà tutto questo?”. La risposta non c’è, perché per quanto da italiani possiamo sperare si risolva entro il 3 Aprile, però nel resto del mondo sta iniziando ora e, probabilmente, una volta risoltosi qui, sarà piena emergenza negli altri paesi. Mi auguro che l’Europa sia un Continente unito e provveda ad emanare uniche misure contestuali a tutela di tutti gli europei.

Avv. Maria Luisa Missiaggia

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