Codice rosso.Obbligata dal marito a mangiare nella ciotola del cane!

Un’altra storia violenta di maltrattamenti in famiglia.
È una vicenda dai contorni orribili quella che arriva da Fiuggi, dove una donna di 54 anni ha denunciato il marito, colpevole dai racconti della stessa di averla maltratta e minacciata per diverso tempo.
Denunce e soprusi, aggressioni verbali e vessazioni, stanca di tutto questo, la donna ha deciso di dire basta ed è scappata di casa insieme ai figli, e si è presentata presso il Commissariato della città termale.

Continue violenze fisiche e psicologiche, sarebbe stata costretta a cucinare gli avanzi raccolti dai cassonetti dell’immondizia e a mangiare nella ciotola del loro cane. È questo quello che la povera donna ha raccontato agli agenti, anni ed anni di vessazioni ed umiliazioni. Una continua violenza ai danni del corpo e della mente.
In passato l’avrebbe presa per il collo, cercando di strangolarla, tempestiva fu in quell’occasione la reazione della giovane vittima che si allontanò dall’abitazione, trovando rifugio da un’amica.

La polizia ha fatto subito partire le indagini (oggi con il codice rosso la donna sarebbe stata ascoltata entro i 3 giorni per poi avere una corsia preferenziale trattandosi di reati di violenza) raccogliendo numerosi riscontri alle parole della donna, tra cui le testimonianze dei vicini che hanno raccontato di aver udito spesso le urla disperate della vittima provenire dall’appartamento accanto.

Alla luce di quanto raccontato e poi constatato, l’uomo, stando all’esito delle indagini, sottoponeva la moglie a un regime di vessazioni fisiche e psicologiche; è stato scoperto che l’uomo aveva perso il lavoro e, spesso e volentieri agiva sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e alcool.

Nei suoi confronti l’Autorità Giudiziaria ha disposto la misura cautelare personale dell’allontanamento dalla casa familiare, con la prescrizione di non avvicinarsi all’abitazione e in ogni altro luogo abitualmente frequentato dalla convivente, nonché di mantenere una distanza di almeno 100 metri dall’ex compagna.

La donna ed i figli hanno ricevuto il supporto di un centro anti-violenza di Frosinone.

Nella materialità del delitto di maltrattamenti rientrano non soltanto percosse, minacce, ingiurie, privazioni imposte alla vittima, ma anche atti di scherno, disprezzo, umiliazione e di asservimento idonei a cagionare durevoli sofferenze fisiche e morali (Cass. pen. n. 160382/83).

L’aspetto positivo di questa vicenda è che alla fine la donna sia riuscita a denunciare il suo carnefice.

“Questo non è amore ma un amore malato” e non si può che invitare le donne vittime di violenza, sia fisica che psicologica, a denunciare subito per non restare sole.

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