“Gentile Avvocato, mio marito mi ha colpita con un pugno al viso davanti a nostra figlia. L’ho già denunciato e ora voglio chiedere la separazione. Lui è un violento… ho paura che possa far del male alla bambina!”
Il caso prospettato dalla cliente ci offre l’occasione di trattare l’affidamento dei figli minori nei contesti di violenza domestica.
Il genitore che con il suo comportamento costringe il figlio ad assistere ad atti di violenza sull’altro genitore o comunque aggressivi, lede il diritto del bambino a vivere in un ambiente sano ed armonioso e, nel caso in cui i comportamenti violenti e/o aggressivi siano accertati, il giudice civile deve adottare misure idonee a proteggere le vittime dalla possibile reiterazione di questi comportamenti e dai contatti con il genitore inadeguato.
Quali misure può adottare il giudice civile nei casi di violenza domestica?
La valutazione sull’affidamento è rimessa al giudice di merito, che deve motivare adeguatamente la sua decisione.
Nella recente ordinanza n. 7409/2024 della Cassazione l’affidamento esclusivo è stato ritenuto necessario per tutelare il benessere morale e materiale dei figli, anche a costo di limitare i diritti individuali dei genitori.
I giudici hanno rilevato episodi di violenza assistita dai figli, come atti aggressivi e minacce da parte del padre, inclusi comportamenti violenti verso la madre e, di conseguenza, hanno privilegiato l’interesse superiore dei figli, garantendo loro un ambiente familiare più stabile e sereno attraverso l’affidamento esclusivo alla madre.
Come è arrivato il giudice a stabilire l’affido esclusivo alla madre?
La Corte ha valutato un quadro probatorio che includeva: relazioni del consultorio, infatti, il genitore violento aveva avuto comportamenti aggressivi anche con gli operatori, la consulenza tecnica d’ufficio disposta dal giudice e accertamenti sull’inadempimento dell’obbligo di mantenimento da parte del padre. Inoltre, il padre avrebbe tentato di condizionare i minori, ostacolando le relazioni con la madre per motivi personali.
La Corte ha inoltre deciso di non reiterare l’ascolto dei figli nel secondo grado di giudizio, ritenendo che il contesto familiare segnato da violenza e condizionamenti rendesse poco affidabili le dichiarazioni dei minori. Questo approccio è coerente con la giurisprudenza secondo cui l’ascolto può essere omesso se non richiesto con motivazioni specifiche o se il minore non ha raggiunto una sufficiente capacità di discernimento.
Cosa vuol dire affidamento esclusivo?
L’affidamento esclusivo può essere adottato in casi di estrema necessità derogando alla regola dell’affidamento condiviso (ne avevamo parlato anche qui https://studiodonne.it/2021/12/13/evento-online-che-differenza-ce-tra-affido-condiviso-e-affido-esclusivo/ ).
L’affidamento esclusivo del figlio minore a uno dei coniugi deve essere motivato dal giudice della famiglia.
L’affido esclusivo implica che il genitore affidatario ha il pieno potere decisionale riguardo alle questioni quotidiane del figlio. Tuttavia, ciò non significa che l’altro genitore venga completamente escluso dalla vita del minore perché ha comunque il dovere di controllare l’operato del genitore e, in caso di scelte pregiudizievoli dell’altro, può rivolgersi al giudice. L’altro genitore ha comunque il diritto di mantenere una relazione con il figlio a meno che il giudice non disponga una restrizione anche del diritto di visita.
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