Avvocato, quando posso dire che il mio compagno mi maltratta?

Quando posso denunciare? E quando posso ottenere giustizia?

Quando parliamo di violenza in famiglia e violenza assistita da parte di persone di età minori conviventi nella stessa casa, parliamo di reati con necessità per le persone offese di ricevere tutela dalla Magistratura

In questo articolo voglio commentare la sentenza della Corte di cassazione, Sezione III, depositata l’11 marzo 2025 con il numero 9802.

La sentenza si inserisce nel dibattito giuridico sulla violenza assistita e sui maltrattamenti in famiglia, con particolare attenzione alla configurabilità dell’aggravante prevista dall’art. 572, comma 2, del Codice Penale. Questa norma prevede un aumento della pena fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore.

La Nozione di “Presenza” del Minore

La sentenza chiarisce che la “presenza” del minore non si limita alla sola percezione visiva, ma include anche altre componenti sensoriali come l’udito. Ciò significa che il minore può percepire la violenza anche se non la vede direttamente, ad esempio ascoltandola. Questa interpretazione amplia il concetto di “presenza” e sottolinea l’importanza della percezione sensoriale nella configurazione dell’aggravante.

La Necessità di Episodi Ripetuti

La Corte ha stabilito che non è sufficiente che il minore assista a un singolo episodio di violenza. È necessario che il numero, la qualità e la ricorrenza degli episodi siano tali da lasciare inferire il rischio di compromissione del normale sviluppo psico-fisico del minore. Questo approccio si basa sull’idea che la violenza assistita costituisca un reato di pericolo astratto, fondato sull’elevata probabilità di produzione del danno in ragione della semplice realizzazione della condotta tipica1.

Implicazioni Giuridiche e Sociali

La sentenza ha implicazioni significative sia sul piano giuridico che sociale. Sul piano giuridico, essa rafforza la protezione dei minori esposti a violenza domestica, assicurando che la legge tenga conto della loro vulnerabilità e della necessità di tutelarne lo sviluppo psico-fisico. Sul piano sociale, sottolinea l’importanza di riconoscere e affrontare la violenza domestica come un problema che richiede un intervento tempestivo e adeguato per prevenire danni irreparabili ai minori coinvolti.

Criticità e Prospettive

La sentenza potrebbe essere criticata per la sua rigidità nel richiedere una serie di episodi per configurare l’aggravante, poiché ciò potrebbe portare a situazioni in cui un singolo episodio grave non sia sufficiente per attivare la tutela prevista dalla legge. Tuttavia, l’approccio della Corte si giustifica con la necessità di proteggere i minori da situazioni di violenza ripetuta e sistematica, che possono avere effetti devastanti sul loro sviluppo.

In merito alla presenza del minore

Sentenza del 2025: Non sono disponibili dettagli specifici su come questa sentenza tratti la nozione di “presenza” del minore, ma in generale, le sentenze recenti hanno sottolineato che la presenza non si limita alla sola percezione visiva, ma include anche altre componenti sensoriali come l’udito.

Sentenze Precedenti: Alcune sentenze hanno enfatizzato che la presenza del minore deve essere tale da compromettere il suo sviluppo psico-fisico, indipendentemente dall’età del minore

In merito a Episodi Ripetuti e Sviluppo Psico-fisico:

Sentenza del 2025: Non ci sono informazioni specifiche su come questa sentenza affronti la questione degli episodi ripetuti, ma in generale, è necessario che i maltrattamenti siano tali da compromettere lo sviluppo del minore.

Sentenze Precedenti: È stato stabilito che non basta un singolo episodio; è necessario un numero di episodi che, per gravità e ricorrenza, possano compromettere il sano sviluppo psico-fisico del minore.

In merito all’Età del Minore e Comprensione:

Sentenze Precedenti: Alcune sentenze hanno discusso se la giovane età del minore influisca sulla sua capacità di comprendere la gravità degli episodi. Tuttavia, recentemente si è affermato che la violenza assistita sussiste a prescindere dall’età del minore, purché gli episodi compromettano il suo sviluppo psico-fisico.

Tipologia di Condotta:

Sentenze Precedenti: È stato chiarito che l’aggravante della violenza assistita non richiede necessariamente episodi di violenza fisica; anche condotte verbali o dispregiative possono essere rilevanti se contribuiscono a creare un contesto maltrattante.

In sintesi, le sentenze precedenti hanno affrontato temi come la necessità di episodi ripetuti, l’indipendenza dall’età del minore, e la tipologia di condotta rilevante per la violenza assistita. La sentenza del 2025 non è specificata nei dettagli, ma in generale, il tema della violenza assistita è trattato con un focus sulla protezione del minore e sulla configurazione della fattispecie come reato di pericolo astratto.

In conclusione, la sentenza Cass. Pen., Sez. III, Sent., 11 marzo 2025, n. 9802, rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei minori esposti a violenza domestica, sottolineando la necessità di una protezione più efficace e mirata alle loro esigenze specifiche.

Denunciare anche e non solo nell’interesse della persona di età minore è un atto di responsabilità necessario all’adulto per proteggere il figlio o anche persona di età minore estranea di cui si ha contezza che subisca violenza.

 

 

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