C’era il timore che tutto questo rimanere a casa forzosamente a causa del Coronavirus potesse ripercuotersi sul piano della violenza in famiglia e purtroppo, i dati parlano chiaro. Vi è stato, infatti, un sostenuto aumento delle richieste di supporto provenienti da donne che già avevano richiesto aiuto in passato. È stato il centro antiviolenza D.i.Re a dichiararlo dicendo di aver ricevuto: “un incremento significativo delle richieste di supporto da parte di donne che erano già seguite dai nostri centri, costrette a trascorrere in casa con il maltrattante il periodo di quarantena per l’emergenza coronavirus” ed invece trovando in drastico calo le richieste di aiuto provenienti da nuove donne che non avevano mai contattato il centro, sinonimo della difficoltà per le vittime di rivolgersi a degli specialisti quando si è costrette a rimanere sotto il giogo del maltrattante.
Secondo la dirigente della IV Sezione della Squadra Mobile di Roma, Pamela Franconieri, i numeri delle denunce sono ingannevoli; ci sarebbe un calo del 20 per cento delle stesse ma, i casi in cui si trova ad intervenire sono ormai casi limite in cui le vittime si ritrovano anche ad essere ricoverate in ospedale. Le forze dell’ordine vengono dunque chiamate solamente quando l’escalation di violenza degenera.
È dunque probabile che la diminuzione del numero di denunce sia data dalla difficoltà nel chiedere aiuto causata dalla situazione attuale. È infatti difficile, per le vittime di violenza, trovare un aiuto quando si è costrette a rimanere con il maltrattante, senza possibilità di uscire e controllate 24 ore su 24.
In diversi casi è anche possibile che siano i vicini a denunciare; la gravità di questi casi è tale che permette alla magistratura di procedere d’ufficio e perciò le chiamate di chi sente solamente grida e urla possono comunque essere fondamentali per salvare coloro che sono in balìa del violento.
Una possibile soluzione che hanno le donne vittime di violenze è chiamare il 1522, numero telefonico gratuito dei centri antiviolenza, ma il vero problema è che in molti casi è difficile anche fare una telefonata in situazioni come quella ed ancora più difficile è spiegare la situazione al telefono senza essere scoperte. C’è inoltre un accordo tra i centri antiviolenza e l’ordine dei farmacisti secondo cui andando in farmacia e chiedendo la “mascherina 1522” si potrà ricevere un volantino con tutte le informazioni necessarie relative ai centri antiviolenza e all’app della polizia.
L’Avvocato Maria Luisa Missiaggia, fondatrice di STUDIODONNE Onlus per la tutela della donna e la cura degli uomini maltrattanti ha dichiarato: “La violenza è una malattia con escalation progressiva. Dopo una prima volta c’è sempre una seconda ed una terza, senza seguire un percorso di recupero specializzato. La donna in queste situazioni deve avere molto coraggio; coraggio di allontanarsi dall’uomo e di chiedere aiuto; coraggio di denunciare e tornare a vivere la propria vita da donna libera e non sotto il giogo del proprio carnefice”. Ha aggiunto: “Qui in STUDIODONNE Onlus ci dedichiamo anche alla cura dell’uomo maltrattante, per accompagnarlo attraverso il metodo dei 12 passi nella sana strada del recupero. Per permettergli a sua volta di vivere libero da quella rabbia che non riesce a controllare”. Di seguito alleghiamo un provvedimento ottenuto a favore di una donna e contro uno stalker che la magistratura ha correttamente condannato a otto mesi di reclusione ex art. 612 bis. Qui la nostra Assistita ha creduto nel nostro Studio e si è affidata pur avendo paura. E’ andata a denunciare supportata dalle Autorità ed ha ottenuto anche quella fiducia in se stessa che manca alle donne affiancate a questi uomini denigratori e rabbiosi, spesso anche pericolosi omicidi. Fate che non sia troppo tardi!
A cura dell’Avv. Maria Luisa Missiaggia e del dottor Ludovico Raffaelli