L’ITALIA PRESTO AL DIVORZIO “BREVE” ! NO AL DIVORZIO ATTO UNICO!

L’ITALIA PRESTO AL DIVORZIO BREVE. NO AL DIVORZIO ATTO UNICO!

Il Senato ha approvato a maggioranza, con 228 si, 11 no ed altrettanti astenuti, il disegno di legge sul cosiddetto divorzio breve. Il provvedimento così come modificato ora è passato all’esame della Camera per la terza lettura e, se tutto va bene, per l’estate sarà “finalmente” legge.

Si potrà, dunque, accedere al divorzio in tempi più ridotti ovvero decorsi 6 mesi dalla separazione consensuale e 12 mesi dalla separazione giudiziale. Tale termine, secondo quanto innovato dal Senato rispetto al testo della Camera decorre, in entrambi i casi, dalla prima udienza di comparizione dei coniugi innanzi al Presidente del Tribunale.

Tra le modifiche anche la previsione che, a decorrere dall’autorizzazione del Presidente del Tribunale a vivere separati, è data ai coniugi la possibilità di chiedere lo scioglimento della comunione legale senza dover attendere il passaggio in giudicato della sentenza di separazione.

Ma ancora, tra le modifiche più importanti apportate dal Senato vi è lo stralcio delle disposizioni riguardanti il “Divorzio Lampo” ovvero il divorzio come unico atto cui accedere senza passare per la separazione. Il Senato ha detto no, dunque, a tutti quei coniugi che “in assenza di figli minori, figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave o figli di età inferiore ai 26 anni economicamente non autosufficienti” – così recitava il testo di legge proposto dalla Camera – volevano liberamente e consensualmente mettere fine al proprio matrimonio accedendo direttamente alla pratica del divorzio.

L’obbligo di sostenere due cause ovvero una di separazione ed una di divorzio, con un doppio dispendio di tempi e costi, rimane dunque in Italia. Si pensi che, in Europa, gli unici altri Paesi in cui esiste ancora l’obbligo del doppio passaggio, sono soltanto Polonia, Irlanda del Nord e Malta.

Il “no” del Senato è un chiaro sintomo che il nostro Paese FA FATICA a condividere la realtà europea e con le rinnovate esigenze della società civile. Si continua a dare importanza alla “pausa di riflessione” prevista tra la separazione ed il divorzio per permettere ai coniugi una volontà di riconciliazione o di scioglimento definitivo del vincolo. Per i sostenitori del “no” sei mesi o dodici mesi come tre anni non rappresentano un inutile tempo burocratico, ma uno spazio utile per un estremo tentativo di ricomposizione o anche soltanto come sostegno per rendere meno traumatica la separazione.

Peccato però che tale impostazione sia totalmente smentita dai dati di fatto. Solo il 2% delle coppie separate, infatti, torna sui suoi passi mentre sempre più Italiani arrivano al divorzio e, cosa ancor più grave, volano all’estero per chiudere definitivamente il proprio matrimonio evitando l’ostacolo della legge italiana.

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