fbpx

Guida Alla Sindrome Da Alienazione Parentale

Cos'è la sindrome da alienazione parentale? Quali sono i suoi sintomi, le cause ed i possibili rimedi?
  • Home
  • Guida Alla Sindrome Da Alienazione Parentale

Che cos’è la sindrome da alienazione parentale?

La sindrome da alienazione genitoriale o sindrome da alienazione parentale (PAS, dalla formula in inglese) è un concetto che venne introdotto per la prima volta negli anni Ottanta dallo psichiatra forense statunitense Richard Gardner, e descritto come una dinamica psicologica disfunzionale che si attiva nei figli minori coinvolti nelle separazioni conflittuali dei genitori. Secondo Gardner questa sindrome sarebbe il risultato di una presunta “programmazione” dei figli da parte di uno dei due genitori (definito “genitore alienante”) che porta i figli a dimostrare astio e rifiuto verso l’altro genitore (definito “genitore alienato”). In poche parole sarebbe un incitamento ad allontanarsi da uno dei due genitori, portato avanti intenzionalmente dall’altro genitore attraverso l’uso di espressioni denigratorie, false accuse e costruzioni di «realtà virtuali familiari». Per Gardner, affinché si possa parlare di sindrome da alienazione parentale è necessario che questi sentimenti di astio e di rifiuto non nascano da dati reali e oggettivi che riguardano il genitore alienato.

Fin da subito la teoria di Gardner fu molto contestata nel mondo scientifico-accademico poiché priva di solide dimostrazioni. Per lo stesso motivo non è nominata nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5), che è la principale fonte per i disturbi psichiatrici ufficialmente riconosciuta in tutto il mondo, e non è considerata nemmeno dall’APA (American Psychological Association).

Nonostante la mancanza di prove scientifiche a supporto, l’alienazione genitoriale – intesa non come sindrome di cui soffrono i minori (PAS) ma come condotta attivata all’interno di una famiglia che si sta sfaldando e che viene ritenuta esistente nel momento in cui i bambini non vogliono più vedere uno dei due genitori (AP) – viene presa in considerazione molto spesso nelle aule dei tribunali. Giulia Bongiorno sta attivamente lavorando per introdurre nei tribunali italiani il reato di alienazione parentale.

L’alienazione parentale: una forma di danno sempre più diffusa ed accertabile con prove in giudizio

Sentenze alienazione parentale

Con la legge 54/2006 l’organo legislativo ha introdotto nell’ordinamento italiano il diritto del minore alla bigenitorialità. Con tale termine si indica il diritto del fanciullo a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori, anche nel caso in cui siano separati o divorziati.

La stella polare nel diritto di famiglia è il superiore interesse del minore, introdotto con la riforma di cui sopra e sancito di recente con il D. Lgs. 154/2013. Pertanto, il giudice che emetterà il provvedimento volto a regolare la vita del minore nei suoi rapporti con i genitori, dovrà tenere conto che l’elemento cardine della sua decisione è l’interesse del minore.

In tema di affidamento della prole, la Suprema Corte, con sentenza n. 20107/2016, ha respinto il ricorso di un padre che impugnava la decisione della Corte di Appello di Milano; che aveva disposto il collocamento prevalente della figlia minore alla madre. Il padre ha proposto ricorso in Cassazione eccependo il comportamento ostativo della ex moglie nei rapporti dello stesso con la figlia; il ricorrente ha dichiarato di essere stato di fatto privato della possibilità di esercitare il proprio diritto-dovere di visita, in quanto le condotte della ex moglie erano consapevolmente volte all’annullamento della figura paterna. La Corte di Cassazione, ha respinto il ricorso rilevando che il giudice di secondo grado ha ben analizzato la questione richiedendo anche l’ausilio dei servizi sociali per la valutazione dell’idoneità genitoriale. Dal rapporto degli operatori sociali è emerso che la minore (di 15 anni di età), non aveva alcun interesse a riprendere i rapporti con il padre; la stessa, anzi, aveva lamentato l’assenza del suddetto genitore e la sua scostante manifestazione di interesse verso di lei, limitata a saltuarie telefonate.

La Suprema Corte ha confermato quanto statuito in sede di appello valutando il primario interesse della minore e la capacità della stessa di autodeterminarsi, ritenendo pertanto pregiudizievole imporre alla ragazza percorsi terapeutici o incontri obbligati con il padre.

Nel caso in esame, dunque, il padre della minore ha cercato di mascherare la propria mancanza di interesse verso la figlia con la c.d. “sindrome di alienazione parentale”.

Affidamento esclusivo: la condotta ostruzionistica di uno dei genitori idonea a screditare l’altro è presupposto per l’affidamento esclusivo.

La sindrome da alienazione parentale nei tribunali italiani

Alcune recenti indagini statistiche hanno rilevato che, su un campione di circa 200 casi, la alienazione parentale coinvolga come vittime i padri nell’80% dei casi e per il 20% le madri.

Nei Tribunali italiani, nelle cause che riguardano l’affidamento dei figli, spesso la alienazione parentale, vede colpevolizzare le donne, sentiamo spesso parlare di “madre ostativa della relazione con il padre”.

Tuttavia sono anche molti i casi in cui la madre “usa” il figlio per “vendicarsi” nei confronti del marito o semplicemente per un eccesso di gelosia nei confronti della prole. Per i giudici è quindi è molto importante indagare sulle radici della alienazione parentale.

Come viene disciplinato l’affidmento esclusivo del minore nel nostro ordinamento?

Rimedi per la sindrome di alienazione genitoriale?

È uno degli interrogativi chiave quando si affronta il grave problema dell’alienazione genitoriale.

Si parla tanto di alienazione genitoriale e alcuni punti fermi sono stati indicati dalla Cassazione.

Così, è ormai chiaro che l’alienazione genitoriale non è una malattia o un disturbo psichico della persona, ma è una sindrome, un disturbo della relazione tra genitore e figlio

Altrettanto risaputo è che l’alienazione parentale consiste nell’interruzione del rapporto tra un genitore e il figlio, o nel divenire esso particolarmente difficoltoso; e ciò a causa del rifiuto che il figlio esprime a parole o con i comportamenti nei confronti di un genitore.

Ma i rimedi?

È inutile nasconderlo. ci sono ormai decine di articoli su internet che, partendo dalle prime teorizzazioni della alienazione parentale da parte di Gardner, si soffermano sul fenomeno, descrivendone le varie manifestazioni; non altrettanto però può dirsi per i rimedi.

Come teorizzava Gardner e come ritroviamo, ancora oggi, suggerito da molti autorevoli psicologi, i rimedi contro l’alienazione parentale– quando questa è conclamata o sta per deflagrare – dovrebbero passare attraverso l’allontanamento temporaneo del figlio dal genitore alienante; e ciò non per punire il genitore alienante, ma per favorire una presa di distanza del figlio dai messaggi e dai comportamenti condizionanti di detto genitore (si parla in merito di “stanza di compensazione”); salvo ripristinare i rapporti con l’alienante dopo che il percorso psicoterapeutico da intraprendere e il “disinquinamento ambientale” abbiano prodotto effetti benefici.

Nelle situazioni di alienazione parentale troppo spesso ci si concentra sui genitori e quasi mai sui nonni alienati.

Infatti, può capitare che il bambino rifiuti, senza un motivo valido, non solo uno dei due genitori, ma anche i nonni, ovverosia l’intero entourage familiare del genitore alienato. I nonni giocano un ruolo importante nelle dinamiche familiari, lo hanno nelle famiglie, unite figuriamoci in quelle separate.

Il diritto dei nonni è un argomento sul quale si parla poco, rispetto ai diritti di frequentazione dei genitori separati o su altre questioni di diritto di famiglia.

E a volte non solo i nonni, ma anche tutti i familiari del genitore alienato.

Il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale. (art. 337-ter c.c. comma 1)

Come scritto nell’articolo di rosanna fanelli si cerca di capire il movente che mette in moto il processo di alienazione parentale.

Il minore decide con chi vivere dei due genitori- Il giudice deve prendere atto della volontà del figlio se ha capacità di discernimento

Segni e sintomi dell’alienazione parentale?

  • Ostacoli alle frequentazioni del figlio con l’altro genitore:
  • inventando scuse banali;
  • mentendo sullo stato di salute del bambino;
  • impegnando il bambino in attività ricreative nei giorni che deve passare con l’altro genitore.
  • la denigrazione dell’altro genitore;
  • parole di squalifica dell’altra figura genitoriale in presenza del figlio;
  • la soddisfazione dei desideri del figlio che l’altro genitore disapprova e ciò senza interpellarlo.

Ciò che si auspica è che vi sia maggiore attenzione da parte della Magistratura a tali comportamenti genitoriali che, nell’ottica del principio di bigenitorialità affermato con l’affidamento condiviso, devono trovare severa punizione civile e penale.

Lo Studio Legale Missiaggia è specializzato in diritto di famiglia curando  separazioni e divorzi con ampia percentuale di definizione degli accordi, guidando il cliente nell’intero iter stragiudiziale e giudiziale.

La carta dei diritti dei figli nelle separazioni e divorzi

Chiama Ora