Proprio all’inizio di questa “emergenza coronavirus” ci siamo occupati del problema relativo alla gestione dei figli in un momento così delicato.
Alla luce delle nuove disposizioni di legge, ed in particolare il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020 (altrimenti rinominato #restoacasa http://www.governo.it/it/approfondimento/coronavirus/13968), il problema da affrontare è quello relativo al piano di frequentazione dei figli tra genitori separati.
Preso atto della estensione della c.d. zona rossa a tutta l’Italia e dell’invito delle Istituzioni a rimanere a casa per il bene dell’intera collettività, i genitori separati come dovranno gestire il piano di frequentazione in questo momento emergenziale?
Bisogna ribadire l’orientamento, ormai costante della giurisprudenza, relativamente al concetto di “affidamento condiviso” (https://studiodonne.it/2020/02/19/affidamento-congiunto-puo-lorario-di-lavoro-dei-genitori-influire-sulle-modalita-di-affidamento-e-sulla-residenza-del-minore/). Infatti, secondo la Suprema Corte (tra le altre Cass. 1831/2013), l’affidamento condiviso non implica la aritmetica necessità di determinare modalità di gestione dei figli identiche.
Il collocamento prevalente del figlio presso uno dei genitori rappresenta una forma di tutela per il minore stesso che in questo modo non verrà trattato come un “pacco” ma sarà tutelato nei suoi legami ed affetti.
Il concetto di affidamento condiviso, infatti, si basa sull’idea di porre i genitori sullo stesso piano dal punto di vista della responsabilità nei confronti dei figli pur potendo, sotto l’aspetto pratico la gestione quotidiana degli stessi, avvenire con cadenze temporali diverse per il padre e per la madre.
Ebbene, ci troviamo tutti di fronte alla esigenza di agire secondo responsabilità e buon senso. A tale sforzo, in primis, sono chiamati i genitori.
L’invito delle Istituzioni a rimanere a casa, porta con sé il problema di gestire la frequentazione e le visite con i figli per i genitori non collocatari.
Appare evidente la necessità di evitare che i bambini passino da un ambiente all’altro proprio nel momento in cui il rischio di contagio risulta essere elevatissimo. Ciò vale ancor di più per quei bambini già affetti da patologie pregresse (ad esempio asma, sempre più frequente nei piccoli) che li espongono maggiormente ai rischi derivanti da un possibile contagio.
Come si devono comportare i genitori non collocatari che in questo momento vedono messo a rischio il loro diritto di trascorrere del tempo con i figli?
Si tratta di una fase temporanea e di emergenza in cui tutti siamo chiamati a sacrifici a fronte della tutela del diritto alla salute dell’intera collettività per il quale altri diritti, ora, possono subire una temporanea e limitata compressione.
Questo è anche il momento in cui i conflitti devono essere placati per tranquillizzare i bambini che vivono lo stress dovuto a questa situazione.
La straordinarietà degli eventi, però, può rappresentare un’occasione per trovare nuove soluzioni ed aprire nuovi scenari.
Nell’immediatezza, proprio per venire incontro ai genitori che vedono limitato il loro diritto di frequentazione con i figli, si può pensare di incentivare la comunicazione digitale figlio-genitore. Le consuete chiamate serali possono trasformarsi in più lunghe chiamate Skype e whattsap che includano momenti di gioco che possano essere uno svago, privo di pericoli, per i bambini.
Dall’altra parte, però, è legittimo il desiderio di chi subisce, in questo momento, la limitazione di un diritto, di vedersi “ristorato” al termine dell’emergenza.
Nella attesa e nella speranza di veder emanata una legislazione d’urgenza anche per regolare il diritto di frequentazione in questo delicato periodo – di cui l’effettiva durata ancora ci è sconosciuta – è doveroso avanzare delle ipotesi che possano trasformarsi in soluzioni, anche per evitare che il genitore collocatario vada incontro ad una denuncia per sottrazione di minore.
Il nostro suggerimento è di valutare l’ipotesi di considerare questo periodo che i figli trascorreranno ininterrottamente solo con uno dei due genitori, come un periodo assimilabile a quello delle ferie estive. In questo modo l’altro genitore potrà recuperare nel periodo estivo il tempo non trascorso con i bambini e vedere soddisfatto il proprio diritto di frequentazione. Questo per il bene dei minori stessi che già soffrono “l’emergenza” e devono essere tutelati da ogni possibile conflitto tra genitori.