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Il processo collaborativo- un metodo alternativo alla separazione giudiziale

Un  metodo alternativo alla “battaglia” legale  è  rappresentato dal processo collaborativo.

Il processo collaborativo è un nuovo metodo di regolamentazione non contenziosa dei conflitti : con il supporto degli avvocati, viene gestita la situazione conflittuale venutasi a creare tra i coniugi nel momento in cui decidono di separarsi al fine di raggiungere soluzioni pacifiche.

Il modello nasce negli Stati Uniti  nel 1990, ed ha riscontrato grande successo in molti Paesi europei , tra i  quali la   Francia ed il  Belgio.

La pratica collaborativa risulta uno strumento innovativo, in quanto è un procedimento incentrato sul cliente che  non è  succube del procedimento giudiziale, ma è lui stesso a gestire a pieno il procedimento.

La presenza degli avvocati nel procedimento è una garanzia per i clienti. L’assistenza del legale  permette, innanzitutto, di individuare le esigenze delle parti  e di creare l’habitat idoneo a raggiungere una soluzione  negoziale, quale risultato di una comunicazione rispettosa e costruttiva tra le i coniugi.

Il punto di forza di questo procedimento è dato dalla circostanza che i coniugi ed i  loro avvocati di fiducia lavorano insieme costruttivamente.

A  tal fine, prima di aprire il procedimento sia i clienti che gli avvocati firmano il c.d. accordo di partecipazione, con il quale tutti si impegnano  a risolvere i problemi sorti dalla crisi coniugale senza adire il Tribunale, ed i rispettivi avvocati si impegnano, nel  caso in cui la procedura di collaborazione dovesse fallire,  a non prendere parte a qualsiasi processo successivo aperto dinnanzi al giudice.

 Inoltre, sia le parti sia gli avvocati si impegnano a tenere durante la procedura di negoziazione un comportamento corretto e trasparente in modo tale da poter raggiungere un accordo consapevole e ragionato sulla piena conoscenza dei fatti.

Questo metodo permette di creare l’ambiente ideale per la risoluzione pattizia di tutti i problemi che sorgono in giudizio: tutte le parti agiscono con rispetto, onestà e cordialità, evitando tutti quei comportamenti offensivi e provocatori, propri dell’alternativa via della  “battaglia legale”.

Inoltre, ciascuna parte dovrà sottoscrivere con il proprio difensore la c.d. dichiarazione di ancoraggio, nella quale indicherà le sue speranze circa l’esito del procedimento.

Scegliendo di avvalersi del procedimento collaborativo non sarà necessario adire il Tribunale, salvo che per l’omologazione degli accordi definitivi presi al termine degli incontri.

Il procedimento collaborativo, quindi, consacra il passaggio dal conflitto distruttivo al conflitto costruttivo.

I vantaggi di questo metodo sono  molteplici.

Anzitutto, l’accordo definitivo è il frutto di una soddisfacente negoziazione tra i coniugi. Mentre, nel caso in cui fosse aperto un procedimento giudiziale, la decisione sarebbe rimessa ad un soggetto terzo, il giudice, estraneo alla vostra storia personale ed alle vostre esigenze concrete. Per di più, sempre più spesso i Tribunali optano per decisioni di mezzo atte a non scontentare nessuno per evitare di scatenare il conflitto di una parte sull’altra, pertanto solo i coniugi potranno unitamente prendere le decisioni più adeguate alla situazione.

Altro aspetto rilevante è  quello attinente al profilo temporale :la durata. I tempi della nostra magistratura sono davvero lenti, un giudizio di separazione/ divorzio potrà durare diversi anni, mentre nel momento in cui si crea una serena “tavola rotonda” le possibilità di raggiungere un accordo in pochi mesi sono maggiori.

Ovviamente, tutto questo incide anche sui costi della procedura eliminando, in questo modo, la voce di spesa attinenti alle formalità della procedura legale.

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