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Unione civile: come funziona il riconoscimento di un assegno in favore della parte che non dispone di mezzi adeguati?

«Avvocato, io ed il mio compagno abbiamo deciso di sciogliere la nostra unione civile, come si valuta il riconoscimento di un assegno a mio favore? Non dispongo di mezzi adeguati e temo che la mia posizione patrimoniale non venga valutata correttamente».

«La Corte di cassazione ha fatto chiarezza recente su questo punto: si tiene conto non solo della durata formale dell’unione civile, ma anche della convivenza antecedente e della reale situazione economica, senza limitarsi a parametri rigidi di tenore di vita.».

Il contesto normativo e i principi

La normativa che disciplina le unioni civili, in particolare la legge n. 76 del 2016, demanda molte questioni patrimoniali all’analogia con il regime previsto per il matrimonio, inclusa la materia dell’assegno a favore della parte meno abbiente al momento dello scioglimento del rapporto. La Cassazione, con la sentenza n. 35969 del 27 dicembre 2023, ha consolidato un approccio che valorizza la realtà della vita di coppia nel suo complesso.

Secondo la Corte, infatti, per valutare il diritto all’assegno è imprescindibile considerare tutta la durata della relazione, comprendendo anche i periodi di convivenza antecedenti la formalizzazione dell’unione civile. Questa lettura trova fondamento anche nel principio di tutela della vita familiare sancito dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Nel testo della sentenza si legge con chiarezza: «Ai fini del riconoscimento del diritto all’assegno in favore della parte economicamente più debole si valuta la durata complessiva del rapporto, includendo anche il periodo di convivenza di fatto antecedente all’atto costitutivo dell’unione civile.»

Questo orientamento supera pregiudizi formali e risponde all’esigenza di adeguare l’istituto giuridico alle modalità effettive di convivenza affettiva, evitando di comprimere la tutela in schemi rigidi. Non solamente il tenore di vita coniugale, ma anche il contributo concreto alla vita familiare e la situazione patrimoniale sono fattori che entrano in gioco in modo determinante.

L’assegno, quindi, assume una funzione di riequilibrio economico e assistenza, orientata a evitare disparità e consentire una condizione di vita dignitosa per chi si trova in una posizione più fragile.

Aspetti pratici per il giudice e le parti

Per il giudice, la sentenza impone un apprezzamento globale e concreto della situazione, che tenga conto di:

  • tutta la durata della relazione, compresi i periodi di convivenza antecedenti la formalizzazione;
  • la capacità economica effettiva e la sua idoneità a soddisfare i bisogni fondamentali di chi reclama l’assegno;
  • l’apporto personale e patrimoniale nella gestione e costruzione del progetto comune;
  • la natura dell’assegno, che può essere assistenziale, compensativa o perequativa;
  • l’impatto dell’assegno sulla situazione economica del soggetto obbligato.

Così facendo, si evita di risolvere la questione con parametri meccanici e si valorizza una valutazione anche morale e sociale, nel rispetto della dignità della persona. Per le parti, questa impostazione offre una maggiore certezza e tutela, ma impone di documentare attentamente la propria condizione e il contributo fornito alla relazione.

Una chiusura riflessiva

La decisione della Cassazione sancisce un salto di qualità nel riconoscimento dei diritti nel contesto delle unioni civili: non si guarda solo alla formalità del vincolo, bensì alla sostanza della relazione umana e alla complessità della vita condivisa.

Questo orientamento non è semplice applicazione di norme, ma un atto di umanità giuridica, che evidenzia come la tutela dei soggetti svantaggiati sia alla base del diritto di famiglia contemporaneo. La giustizia si fa così più attenta alle trasformazioni sociali, cercando di offrire risposte sensibili e adeguate, capaci di bilanciare interessi e salvaguardare la dignità.

In definitiva, la sentenza invita gli operatori del diritto a conformare le proprie valutazioni a una visione più ampia e incisiva, che tenga conto dell’effettiva realtà vissuta dalle coppie, senza pregiudizi o formalismi inutili, affinché ogni decisione giurisdizionale sia espressione concreta di equità e umanità.

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