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Se si va incontro a gravi difficoltà economiche è possibile avere dei tagli all’assegno di mantenimento?

«Avvocato, nell’ultimo periodo le cose si sono messe davvero male. Ho perso il lavoro e le entrate familiari sono crollate. Nonostante tutto, continuo a rispettare quanto stabilito dal giudice, ma continuare a versare l’assegno di mantenimento diventa ogni mese più impossibile. Posso chiedere una riduzione o rischio comunque conseguenze se non riesco più a pagare come prima?»

«La sua preoccupazione è più che comprensibile. La legge e i tribunali riconoscono che la vita, sul piano economico, può cambiare anche bruscamente e che non si può pretendere l’impossibile. In determinati casi, infatti, è possibile proporre un’istanza per la modifica dell’assegno di mantenimento. Vediamo cosa prevede la normativa e come si muove la giurisprudenza sul punto.»

Se si va incontro a gravi difficoltà economiche è possibile avere dei tagli all’assegno di mantenimento?
Se si va incontro a gravi difficoltà economiche è possibile avere dei tagli all’assegno di mantenimento?

L’assegno di mantenimento trova fondamento nell’art. 156 c.c., per quanto riguarda la separazione, e negli artt. 337-ter e ss. c.c. in materia di figli, anche nati fuori dal matrimonio. Alla base della previsione c’è la necessità di garantire un contributo proporzionato ai bisogni della prole e alle effettive possibilità di chi è tenuto al mantenimento. Non può però trattarsi di un impegno immutabile: è, infatti, contemplata espressamente la revisione dell’assegno «quando sopravvengano giustificati motivi», e dunque quando cambiano in modo apprezzabile le situazioni economiche delle parti.

La crisi economica come giustificato motivo

La giurisprudenza, negli ultimi anni, ha interpretato il concetto di “giustificato motivo” con grande attenzione alla mutevolezza della situazione economica delle famiglie. Una recente pronuncia della Cassazione ha preso una posizione chiara: «Il peggioramento non volontario delle condizioni reddituali dell’obbligato – ad esempio per perdita di lavoro, grave malattia o tracollo del settore in cui opera – giustifica la richiesta di revisione, anche in diminuzione, dell’assegno di mantenimento».

In altri termini, non si può pretendere che, a fronte di un mutamento sostanziale e, soprattutto, non preventivabile della propria situazione economica, il genitore resti vincolato in eterno allo stesso importo. È però necessario che la situazione sia oggettiva, documentata e non frutto di scelte fraudolente o manovre elusive: la giurisprudenza è chiara nell’escludere dal novero delle cause di revisione le “auto-disoccupazioni” o riduzioni di reddito non giustificate.

E a livello pratico come funziona? Cosa si può fare?

Chi si trova a fronteggiare una crisi economica reale dovrà:

  • Presentare una domanda di revisione al giudice che ha emesso il provvedimento originario;
  • Allegare documentazione aggiornata e dettagliata del proprio patrimonio, dei redditi e delle spese (buste paga, lettere di licenziamento, indennità di disoccupazione, bilanci se professionista o autonomo, eventuale documentazione medica in caso di malattia invalidante);
  • Dimostrare che la situazione è nuova rispetto a quella valutata in origine e che non è stata causata intenzionalmente.

Il giudice valuterà se la difficoltà è temporanea (ad esempio, la perdita di un impiego ma con possibilità concreta di trovare una nuova collocazione a breve) o definitiva (una grave malattia, la chiusura di un’azienda senza concrete prospettive di rilancio).

Spesso, nei casi di peggioramento temporaneo, la riduzione dell’assegno di mantenimento viene concessa “in via provvisoria”, con la possibilità che la misura si adatti nuovamente quando le condizioni migliorano. Nei casi più seri e duraturi, la riduzione può invece essere definitiva.

È fondamentale, però, non interrompere mai i pagamenti senza una pronuncia espressa di modifica: in mancanza di un nuovo provvedimento, il rischio di azioni esecutive o persino sanzioni penali per “violazione degli obblighi di assistenza familiare” è concreto.

Quando si intraprende la strada della richiesta revisione dell’assegno, il mio consiglio è sempre quello di agire con trasparenza, tempismo e serietà: documentare ogni variazione e rappresentare al giudice la verità della propria situazione è fondamentale.

Solo così si può sperare in una decisione che tenga conto delle legittime esigenze di chi versa in difficoltà, senza però dimenticare il diritto della prole e il dovere di entrambe le parti di mantenere un dialogo costruttivo. A volte, riconoscere i propri limiti e sapersi rivolgere per tempo al tribunale non è segno di debolezza, ma di responsabilità e cura verso la propria famiglia.

 

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